venerdì 1 aprile 2016

Lezione di Vita numero quarantasei.

Non ho mai avuto un cattivo rapporto con i miei genitori, mai. O almeno, lo credevo finchè non ho fatto i conti col resto dell'Universo al di fuori delle mura di casa.
Forse perché nei miei confronti i miei genitori sono sempre stati molto permissivi. Forse perché per me non esistevano mai i "no" categorici, ma i "sì" a qualunque costo pur di farmi contenta.
Probabilmente se fossi andata a letto più volte senza cena o con le dita tutte rosse a furia di bacchettate adesso non mi ritroverei così, nuda e indifesa come un verme appeso alla canna da pesca e pronto a farsi divorare da qualche bel pesciolone affamato. Insomma, probabilmente il problema non è stato nelle concessioni di un padre e di una madre pieni di amore per me, ma piuttosto un odio profondo nei miei confronti della perdita, della negazione di qualunque cosa io desiderassi.
Nel dubbio che queste supposizioni siano fondate o meno, mi arrabbio. E quando arrabbiarmi mi fa solo venire ancora più rabbia, in genere, mi attacco al cibo, quello che ti fa salire gli zuccheri alle stelle e il colesterolo a mille. Proprio come un alcolizzato si attaccherebbe al cartone del Tavernello. O come un accanito fumatore si attacca alle sue sigarette, producendo più smog di una ciminiera in funzione da centocinquant'anni. Ognuno affronta il senso d'inadeguatezza alla Vita a modo suo, dalla notte dei tempi. Anche se ancora non ho capito bene chi vince, chi perde, chi ha torto o ragione. E nemmeno ho capito se poi un modo giusto di Vivere c'è davvero, in fondo.
Barcollo, ma non mollo. M'accontento e godo. Lascio che ciò che non mi uccide mi fortifichi, fino a trasformarmi in un pezzo di ferro.

E a furia di imbottire il cervello di modi di dire letti sui baci Perugina quasi quasi ci credo.


sabato 12 marzo 2016

Voce del verbo (tras)curare.

[tra-scu-rà-re] v.

  • v.tr. [sogg-v-arg]
  • 1 Non curare qlco. con la dovuta attenzione; non prendersi cura di qlcu., facendogli mancare aiuti economici o affetto e sostegno morale: t. la salute; t. i figli; non prendere qlco. nella dovuta considerazione: nel totale ho trascurato le spese minute
  • 2 Omettere, tralasciare qlco. per distrazione o negligenza SIN dimenticare: non t. una sola parola del discorso; anche con arg. espresso da frase (introd. da di): non t. di scrivermi
  • trascurarsi
  • v.rifl. [sogg-v] Non prestare attenzione alla propria salute; non badare al proprio aspetto, lasciarsi andare

Le giornate diventano un susseguirsi di azioni meccaniche: senza colore, senza sapore, senza senso.
Alzarsi al mattino col trucco sulla faccia e la stanchezza addosso della sera prima.
Ci passiamo appena un po' d'acqua sul viso senza nemmeno guardaci allo specchio.
Non ci pettiniamo i capelli e ce li leghiamo nella speranza di nascondere anche i grovigli che abbiamo dentro la testa, oltre che fuori, dopo una notte trascorsa a rigirarsi nel letto senza pace.
Nodi alla gola, nodi al petto e allo stomaco, che c'impediscono di tirare un bel respiro e andare avanti col sorriso di chi si accontenta di come va e gode, ogni tanto.
Facciamo l'elenco mentale delle cose che ci possono aiutare a stare meglio, costatando quanti campanelli d'allarme abbiamo ignorato fino a due giorni prima, facendo esattamente l'opposto di ciò che compare nella lista fitta e chilometrica piena di gesti d'amor proprio tipici di chi si vuole bene e si rispetta. Trascuriamo noi stessi e non trascuriamo i dettagli cretini di giornate storte. Accumuliamo frasi pungenti, commenti acidi e gesti bruschi marchiandoli a fuoco della testa e condannandoci all'autodistruzione. Sbagliano non s'impara finchè si trascurano le cose sbagliate. E volendo oppure no, a nostre spese lo si capisce sempre prima o poi.







venerdì 26 febbraio 2016

Scivoli di nuovo.

Nel tuo piccolo coltivi un sacco di fiori preziosi. Hai un tetto sopra la testa, una famiglia al tuo fianco e col tempo, nonostante il brutto caratteraccio e le lune storte, hai maturato due o tre solide amicizie. Hai un lavoro e la possibilità di toglierti qualche sfizio, che in tempi di crisi non è poi così male.
Eppure, vai giù. E speri di toccare il fondo. Speri che la forza di gravità ti spinga così forte verso il basso tanto da farti balzare indietro per farti risalire, senza che tu nemmeno te ne accorga.
E non hai voglia di pensare a quante siano le fortune di cui non sei grato. Non hai voglia di indossare gli abiti della persona realista, perché oggi ti vanno stretti.

E sprofondi. Affondi. Affoghi.

sabato 20 febbraio 2016

Domenica bestiale.

E' scientificamente provato che, un corpo sottoposto ad assenza totale di stress nell'arco di una settimana, s'ammala. Il trauma psicologico comincia la domenica mattina, quando il soggetto a stento si alza dal letto, bloccato da acciacchi simili a quelli di un novantacinquenne con l'artrosi. Ossa rotte, muscoli indolenziti. Più che il reduce da una settimana di ferie sembra essere sopravvissuto ad un investimento da tir. Naturalmente, per pura scelta casuale di chissà chi, puntualmente cominciano i sintomi di una delle milleinfinite influenze in circolo. Che sia intestinale o influenzale non importa. Non c'è ultimo giorno di ferie che non si rispetti che non venga trascorso facendo un tuttuno col divano e il pigiama di casa. In alto i calici di Tachifludec e aperitivi a base di Tachipirina. E viva il lunedì, che in men che non si dica riporterà lo stress a livelli colossali e darà fine all'abuso di fazzoletti di carta per il naso, salvando la Terra da un possibile disboscamento.


giovedì 18 febbraio 2016

Vendo vena artistica di seconda mano, ma tenuta in ottime condizioni. Prezzo trattabile. No perdi tempo.

Verrà il giorno in cui su e bay, di questo passo, la gente venderà persino la propria anima, che tanto non gli serve più ad un bel niente. Insieme a quella, si metterà all' asta il proprio pudore, il rispetto per gli altri e la coerenza verso sé e verso tutti. Venderemo in pillole la nostra creatività, in fiale la nostra unicità e il nostro essere "inimitabili". Libertà di pensiero e capacità di azione in svendita totale. Verrà il giorno in cui inventeranno stampanti che sfornano baguette senza glutine e cellulari che preparano il cappuccino con latte di soia. Verrà il giorno in cui ci sarà l'opportunità di scaricare l'applicazione per respirare e (per gli uomini più esigenti) l'applicazione per centrare la tazza del water per fare pipì. E diamo la colpa alla crisi, alla vita frenetica, ai figli, ai genitori anziani, al cane che va portato a fare un giretto almeno tre volte al dì. Diamo la colpa al fatto che si stava meglio quando si stava peggio, quando si viveva di pane e cipolle e non c'era la tivù.

Generazioni in cui al posto dei sogni nel cassetto ci tengono tre o quattro calzini che, se miracolosamente non sono spaiati, hanno i buchi.

lunedì 15 febbraio 2016

(Non) sono solo "canzonette".

Ognuno, come nei film, è fatto di memorabili colonne sonore, scritte apposta per mettere in evidenza l'emozione, meravigliosamente bella o tremendamente brutta che sia, provata in un momento da ricordare per sempre. Non importa quanti saranno gli ascolti, nè se finirà nella prossima "top 100" del Rolling Stone. La sola cosa che conta è che per chi la possiede diventi come il segno della matita sulle pagine di un libro, che sottolinei timidamente ma decisa le citazioni che tolgono letteralmente  il fiato perché parlano di te attraverso le parole di qualcun altro.

La prima volta, il primo bacio, il primo viaggio in motorino l'estate della maturitá.
L'ultimo amplesso. L'ultimo bacio. L'ultimo viaggio verso casa dopo essere stati lasciati. 

Incredibile come una canzone, riascoltata a distanza di anni, ti riporti esattamente lí dove ti trovarvi allora. Facendoti rizzare i peli delle braccia verso il cielo, stringendoti un nodo strettissimo all'altezza della gola, aumentando il diametro delle pupille e facendoti sudare persino in mezzo all'ombelico. Incredibile come, un ritornello che per qualcuno non significhi niente, per un altro rappresenti davvero tutto.

Col passare delle colonne sonore ho stilato una compilation che tengo segretamente raccolta in un'usb. L'ho nascosta in macchina. Ecco perché, nei momenti di crisi, sfodero la stupida scusa che guidare mi rilassa solo se sono sola e parto, insieme alla prima traccia. Fino all'ultima. E, di tanto in tanto aggiorno la playlist, aggiungendo pezzi di persone, di attimi, di gesti in formato mp3. 

Quindi, che sia Orietta Berti a consigliarti di non remare troppo e lasciare andare la barca dove vuole andare prendendo le giornate così come sono o David Bowie a renderle memorabili facendoti sentire un "hero just for one day", fa che ogni giorno della tua Vita abbia la sua speciale colonna sonora.







mercoledì 10 febbraio 2016

Mi sveglio col piede sinistro, quello giusto.

Aprire gli occhi precedendo il suono della sveglia non è mai un buon segno, o quasi.
Nel peggiore dei casi si vuole sfuggire ad una terrificante notte insonne, fatta di incubi e cattivi pensieri. In altri si spera che occupando i minuti che  ci separano da quello squillo inconfondibile facendo due lavatrici, portando fuori il cane (eventualmente ripiegando su quello dei vicini se non in possesso di uno proprio), impastando la pizza per la cena che verrà, si scacceranno ansia e preoccupazioni, sfuggendoli. Per fortuna però, ci sono mattine in cui, precedere il suono della sveglia è solo questo. Godersi il cielo ancora stellato, pronto a lasciar spazio ad un'alba ancora timida, ma meravigliosa. Annusare l'aria impregnata dei croissant al cioccolato appena sfornati dal panettiere dietro l'angolo. Ascoltare il silenzio, non pensare più a niente. Ci sono mattine in cui alzarsi dal letto per abbandonare coraggiosamente il tepore invernale o la frescura estiva delle lenzuola diventa un gesto naturale. E l'amaro in bocca lasciato da una notte insonne si trasforma in oro. L'ansia si plasma in energia positiva e le preoccupazioni si accettano, si vivono, senza il tormento di comprenderle sempre. Ci sono mattine così, in cui la felicità la vedi solo se quando ti alzi indossi gli occhiali giusti. E la smetti di affidarti a Paolo Fox, alle riviste patinate che stilano elenchi chilometrici su come la Felicità la puoi ottenere senza muovere un dito. Manna dal cielo per chi, troppo spesso la propria gioia la cerca sperando che esista un foglietto illustrativo pronto all'uso.

"La felicità è lo stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. La nozione di felicità intesa come condizione (più o meno stabile) di soddisfazione. Il termine non solo indica gioia ma l'accettazione del diverso e la tranquillità con gli altri. Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo e della vita su di esso."